Psichedelia e Stregoneria
- Vamy
- 15 gen 2024
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 14 ago 2024

Sviscerare alcuni aspetti dietro le leggende ed i miti, è un buon punto di partenza per comprendere determinate cose e situazioni. Conosciamo bene la storia tragica di quel fenomeno, chiamato Inquisizione, che ha causato, tra la metà del trecento e la fine del settecento, moltissime vittime. L’articolo che segue però non vuole descrivere l’ennesimo affronto ad un sistema governato dalla sete di potere.
Facciamo un passo indietro; in tempi di carestia, disastri naturali, epidemie, in tutta Europa c’era sempre qualcuno pronto a testimoniare che, prima di una sciagura, una o più donne erano state nei pressi dei campi mentre volavano o festeggiavano con strane danze, magari nude e in compagnia di qualche demone. Spiegazioni razionali per disgrazie incomprensibili, d’altra parte, scarseggiavano. Era ben più facile individuare capri espiatori, per lo più donne del popolo, da accusare di stregoneria.
Mi sono quindi imbattuta in questo articolo di Marco Milano, che affronta il tema stregonesco da un punto di vista totalmente nuovo. Prende in considerazione ciò che ne emerge dai verbali dei processi di stregoneria, affermando che molte delle streghe accusate confessavano di aver davvero volato su una scopa e di aver eseguito rituali magici. Ma un elemento interessante sottolinea il fatto che queste dichiarazioni fossero pronunciate prima della tortura, nella speranza che la persona cercasse di salvarsi dal rogo.
Ma queste donne credevano di aver volato sul serio?
Marco Milano prosegue dicendo: Tracce di credenze popolari in stregoneria e arti magiche si trovano in passato ben prima del tardo medioevo. In tutte le leggende delle civiltà più antiche abbondano simboli legati al sovrannaturale. Dal Paleolitico fino ai Celti. Una tendenza innata nelle società umane, si direbbe. Ma è quando si è scatenata la grande caccia alle streghe con i relativi processi, come quello di Salem, a cavallo tra medioevo e rinascimento, che si sono plasmate le suggestioni più durature nella nostra cultura. L’iconografia tradizionale rappresenta le streghe con elementi ricorrenti analoghi. Dal XV secolo in poi, raffigurazioni tipiche di dipinti e incisioni comprendono quasi sempre scene di “Sabba”, con le streghe spesso in abiti succinti o completamente nude, intente a rimescolare in pentoloni o circondate da ampolle in ambienti simili a laboratori.
Questo salto nel tempo ci è servito per comprendere che effettivamente, preparare estratti ed elaborare cure naturali era proprio quello che facevano le guaritrici e le levatrici nelle comunità rurali. L’ignoranza in materia faceva la sua parte, e quindi qualsiasi cura, quando funzionava, era ritenuta magica.
La saggista francese Mona Chollet ricorda che si trattava per lo più di vedove o donne non sposate, che godevano di una grande rispettabilità, erano anche ammesse alle corporazioni professionali. A inizio Rinascimento qualcosa tuttavia cambiò. Instabilità politica e sociale, una generale insicurezza, lo scetticismo della medicina ufficiale e della Chiesa diedero inizio a una violenta repressione di queste attività durata per secoli.
Belladonna, Mandragola, Giusquiamo: il segreto è negli alcaloidi
Ma ecco che l’età moderna ci spiega come alcune cose che sembrano soprannaturali, altro non sono che scienza e chimica. Avere a che fare con erbe e natura, diventa un sapere prestigioso e saggio, a tal punto da poter giocare con le sostanze e decidere della vita e della morte. Un avvenimento ci fa comprendere come venivano usate le sostanze contenute nelle erbe e come si giocava con le loro proprietà: Andrè Laguna de Segovia, medico e farmacologo spagnolo specializzato in erboristeria, scriveva nel XVI secolo che in casa di una donna accusata di stregoneria e poi imprigionata venne rinvenuto “un vaso pieno di un unguento verdastro, composto di diverse erbe come la cicuta, la Belladonna, la Mandragora e il Giusquiamo.
La mistura citata potrebbe sembrare un innocuo decotto, ma si tratta invece di una vera e propria bomba per i sensi. Le erbe usate erano tra le piante più tossiche della famiglia delle Solanacee, in grado di alterare il sistema nervoso centrale. L’atropina e la scopolamina contenute in queste erbe, hanno effetti quali: allucinazioni, agitazione, euforia, delirio extrasensoriale; la scopolamina è un potente anestetico, capace anche di produrre euforia e di sciogliere la parlantina. Questi miscugli verdi erano inoltre pieni di alcaloidi, molecole presenti anche nella cocaina.
Psichedelia e stregoneria
Giunti al traguardo di una nuova consapevolezza, sappiamo oggi che, oltre a ciò che vi era di sacro e spirituale, si andava a fondere con quello che sembrava sconosciuto ma studiato sul proprio corpo. Un modo probabilmente, di fuggire da una realtà di stenti o di raggiungere uno stato di consapevolezza; d’altronde non era ciò che facevano anche i nostri cari indiani d’America?
Che si voglia o no, le droghe hanno contribuito a costruire queste leggende, fra cui quella del volo magico e dei poteri soprannaturali delle streghe.
Le esperte medievali di erbe curative conoscevano gli effetti allucinatori di atropina e scopolamina, sebbene non sapessero come interpretare il comportamento chimico delle loro erbe, ovviamente. Così come avevano in qualche modo capito che non erano particolarmente solubili in acqua ed era meglio non ingerire quelle erbe o i loro estratti. Gli estratti dalle erbe venivano perciò prima sciolti in olio e grasso, producendo la leggendaria mistura verdastra, in sostanza una pomata da spalmare e assumere per assorbimento epidermico, con maggiore efficacia se per via vaginale o rettale. Per facilitare queste delicate operazioni anatomiche, venivano usati anche manici di scopa opportunamente spalmati dell’unguento “magico”.
Ergotammina ed LSD
Ecco spiegato il mistero: secondo l’interpretazione più plausibile, le presunte streghe molto probabilmente si riunivano col calar della sera per fare uso di queste sostanze a scopi ricreativi, dove le potenti allucinazioni prodotte da scopolamina e allotropina dovevano sembrare esperienze molto reali agli occhi delle inconsapevoli curatrici, per quanto esperte. Se così fosse, può essere questa la ragione delle confessioni di aver volato su manici di scopa, essere uscite dal corpo, aver visto figure demoniache. Tutto ciò può essere la causa dell’iconografia delle streghe nude che cavalcano manici di scopa.
Marco Milano conclude il suo articolo facendo accenno ai fatti avvenuti soprattutto a Salem a causa di un’altra sostanza che causava allucinazioni: L’ergotammina. Ci racconta che: a provocare allucinazioni e tossicità non sono solo le piante usate per gli unguenti delle avventure notturne delle curatrici “volanti”. A condannare al rogo migliaia di streghe tra l’Europa e le Americhe fu anche l’ergotammina, presente nel fungo Ergot (Claviceps purpurea), noto anche come segale cornuta. L’ergotismo causa allucinazioni, convulsioni, spasmi, aborti spontanei, bruciori dolorosissimi. La malattia del “Fuoco di Sant’Antonio” o “Ballo di San Vito” è dovuta a questo alcaloide. Il fungo attecchiva facilmente nei raccolti di segale, specie se con alti tassi di umidità e in condizioni igieniche precarie. Intere comunità venivano colpite da segale cornuta, senza capire perché. Una totale inconsapevolezza perfetta per superstizioni di ogni tipo. La colpa, inutile dirlo, ricadeva sulle povere “streghe”. Fu questa probabilmente la principale accusa dello storico processo tenutosi nel 1692 a Salem nel Massachusset.
Arriviamo quindi ai cari anni 60; anche quelli messi in moto principalmente a causa di un derivato sintetico di una molecola alla base dell’ergotismo: l’LSD. Amber Hofmann, con i suoi studi, ha ispirato il movimento hippie ed ha sperimentato su se stesso le allucinazioni causate dall’LSD. Anche in quel caso, la comunità aveva bisogno di qualcosa che potesse far evadere il proprio essere da un epoca passata segnata da guerre e povertà. Ed anche questa volta: la sconvolgente dissoluzione dell’ego, le esperienze extracorporee causate dall’LSD e la paura generata dall’ignoranza del fenomeno furono il motivo della messa al bando del farmaco nel ’65 e la spinta a una moderna abiura per chi ne facesse uso: un po’ come per le streghe a fine medioevo.
Non vi è certezza assoluta che i miti riguardanti le streghe possano derivare dalle droghe; la certezza che abbiamo oggi sono gli studi chimici e farmacologici che ci permettono di fare passi da gigante. La stessa LSD si sta facendo pian piano spazio nello studio, per affrontare cure di dipendenze, depressioni e malattie psichiatriche.
Ed ora, alla fine di questo articolo, io vado a farmi una tisana (controllerò molto bene gli ingredienti!) ascoltando uno dei primi brani rock degli anni ‘60 dal sapore psichedelico, composto dal cantautore britannico Donovan, che si ispira proprio al mito delle streghe.
Buon ascolto e buon viaggio!
Ho preso ispirazione per questo articolo dall'articolo di Marco Milano pubblicato su OggiScienza.
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